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Milano : A. Mondadori, 1979
30 ottobre 2022 alle 20:53
Potrebbero sembrare racconti per ragazzi, ma in realtà quelli di Buzzati sono circondati da un alone di magia e simbolismo che li rende ben più profondi e a volte difficili da interpretare. Tre le parole chiave fondamentali. Il tempo, predominante già nel primo racconto, il Colombre, un tema che è quasi un'ossessione per l'autore, che lo ha indagato anche nel suo romanzo "Il deserto dei Tartari". Un tempo che scorre inesorabile, che lascia alle spalle la giovinezza per dare spesso spazio al rimpianto per tutto ciò che non è stato e che non può più essere. Sempre connessa al tempo, un'altra grande tematica è quella dell'attesa, molto più piacevole rispetto all'evento stesso che si è atteso, perchè, a differenza di quest'ultimo, carica di speranza. Terzo tema, un pizzico di mistero, una specie di realismo magico che rende ordinari eventi paradossali, come una moglie che si trasforma in un'automobile all'ultimo grido o un povero uomo di mezza età trasformatosi nel cane della sua giovane amante, una "piccola Circe" che lo tiene sotto il proprio controllo a suon di bacchettate sul muso. E via di questo passo, un racconto dopo l'altro, ciascuno con la propria particolarità, nessuno uguale all'altro, tra santi che fumano sigarette e giardini dove ogni piccola gobba di terra rappresenta un episodio doloroso della propria vita. Per concludere infine con l'inquietante viaggio all'inferno dell'autore stesso, un inferno che però è assolutamente reale e assomiglia paurosamente alla Milano moderna dei nostri tempi. Non ci si può sicuramente annoiare.
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